In quest’articolo approfondisco la mia analisi su come sono organizzate le attività della caccia nelle residue società africane, riportando integralmente lo studio di Raffaele Caterina sui Boscimani, pubblicato sulla rivista elettronica “Cosimo” il 5 febbraio 2000. Molti appassionati di pesca subacquea si saranno ormai annoiati nel leggere la serie “CHI SIAMO”, giudicando eccessivamente pedante la mia ricerca, sulla cultura degli antichi popoli di cacciatori /raccoglitori, dalla quale sto cercando di trarre l’ispirazione per un modello di comportamento da diffondere tra gli appassionati che seguono il mio approccio alla pesca. Negli articoli pubblicati nel mio sito, oltre ad esporre alcune teorie sulla caccia subacquea, tento di costruire la compatibilità della nostra attività con lo sviluppo futuro del pianeta colmando il vuoto culturale lasciato dalle riviste cartacee, dalla nostra federazione e dalle ditte di settore che ci hanno prima spremuto, poi abbandonato secondo la logica del Sistema nel quale operano. Quest’analisi, perciò, nonostante la noia di molti, continuerà con l’aiuto dei lettori che risponderanno all’articolo interattivo CHI SIAMO 4. Lo studio di Raffaele Caterina è particolarmente toccante perché offre l’immagine di un popolo che sta scomparendo, un popolo dal quale, a mio parere, abbiamo molto da imparare. CHI SIAMO 5, prepara un articolo sull’agonismo che scatenerà le ire dei barbari che si annidano nella categoria dei pescatori subacquei. Il mio scopo è di raccogliere gli appassionati intorno ad un modello sostenibile soprattutto da un punto di vista scientifico e di abbandonare al loro destino chi segue pratiche, attualmente, senza alcuna possibilità di difesa.
- - LE POPOLAZIONI DI CACCIATORI E RACCOGLITORI. BOSCIMANI Si tratta certamente della popolazione sulla quale possiamo disporre di maggiori informazioni. Benché taluni vi scorgano connotazioni razziste (e sessiste, dal momento che il termine inglese è Bushmen) preferiamo utilizzare il termine con il quale questa popolazione è più comunemente conosciuta, piuttosto che il termine San, che non è comunque un termine usato dai Boscimani (è il modo con cui li indicano i Khoi-Khoi, cioè gli Ottentotti) e che ha comunque una connotazione dispregiativa, considerato che san significa "furfante" in Khoi-Khoi. Non ci interessano in questa sede i Boscimani del Capo d'Africa, che, decimati dai coloni olandesi, hanno perso ormai la loro identità culturale, confondendosi con i negri. ma quelli del Kalahari; in particolare, le notizie raccolte riguardano uno dei tre grandi raggruppamenti linguistici in cui si dividono, quello dei Kung; e ancor più in particolare, fra i Kung, le nostre notizie riguardano gli Zhù/twasi (reso in inglese come "genuine people"), stanziati nel Botswana nord-occidentale e nella Namibia nord-orientale. Le notizie più recenti risalgono agli anni '70; già allora, solo alcuni gruppi vivevano ormai esclusivamente di caccia e raccolta, mentre andavano diffondendosi l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. Abbiamo quindi il sospetto che ciò che diremo riguardi il passato ben più che il presente. E' stato stimato che la base di sussistenza dei Boscimani Kung sia composta per il 70% di prodotti della raccolta e per il 30% di prodotti della caccia. La caccia è attività esclusivamente maschile: non solo le donne non vi partecipano, ma devono mantenersi fisicamente e simbolicamente lontane da ciò che ad essa attiene, perché essa possa avere buon esito. I Boscimani non cacciano tutti gli animali che conoscono. Per alcuni animali (ad esempio la volpe, la genetta, il pipistrello, alcuni uccelli e insetti), manifestano disinteresse; per altri nettissima avversione (ad esempio, tutti i 2