Fino a 40.000 anni fa l’uomo viveva in bande nomadi di cacciatori raccoglitori e probabilmente la maggior parte della comunità umana era raccolta in questi piccoli gruppi, ancora 11.000 anni fa. Com’era strutturata questa semplice società? La banda era un’aggregazione egualitaria, senza capi. Ai membri era assegnato un ruolo ed una specializzazione in base all’età ed al sesso, ad esempio, le donne, che per obblighi naturali dovevano accudire alla prole, svolgevano il compito di raccogliere i frutti della terra portandosi dietro i figli, mentre l’uomo aveva il compito di cacciare. Non esisteva un’autorità per risolvere i contrasti ed i conflitti interni al gruppo, per cui l’omicidio era molto frequente. All’interno della banda, tuttavia, i singoli non erano veramente eguali, perché la forza, l’intelligenza e l’abilità nella caccia attribuivano un peso ed un prestigio determinante al momento delle decisioni collettive. Questo schema, nelle società preistoriche, probabilmente, era ricco di sfumature, di regole, di usanze e di tabù, tali da rendere i vari gruppi molto diversi tra loro. Così, come le rare società di cacciatori raccoglitori, sopravvissute fino ai nostri giorni, sono apparse differenti agli occhi degli antropologi che le hanno studiate. La struttura della banda appena descritta, si adatta perfettamente all’attuale popolo dei San (Boscimani), ai Fayu (Nuova Guinea), agli aborigeni australiani. Dalla fine della glaciazione sino a circa 11.000 anni fa, il genere umano si è moltiplicato in questo tipo di organizzazione sociale che, in ultima analisi, è anche quello di molte altre specie animali dall’istinto associativo. Le bande erano formate, prevalentemente, da individui legati da vincoli di parentela ed avevano un rapporto decisamente ostile nei confronti degli estranei, perché sia nell’uomo che negli altri animali, è un progetto genetico 1
primario, vedere la propria progenie vincente rispetto ai cospecifici. Quando appartenenti a bande confinanti si incontravano, si accendevano, inevitabilmente, animate discussioni nelle quali si doveva appurare, se questi avessero parenti o amici in comune, in caso contrario avrebbero cercato di ammazzarsi a vicenda! Ho citato questo particolare, per evidenziare come certi atteggiamenti nell’uomo contemporaneo diramino le loro radici nel condizionamento che gli antenati hanno ricevuto nelle strutture sociali preistoriche: il lontano ricordo della lotta per il controllo dei territori di caccia e per l’eliminazione dei simili non consanguinei, è mantenuto nella diffidenza verso lo straniero. Sentimento, delle società moderne chiamato razzismo. L’istinto della caccia si colloca in questa forma di condizionamento ricevuto per migliaia di anni in un lontano passato e rimasto in noi come parte integrante del nostro genoma, da alcuni sentito di più da altri meno o per niente. Questi, in effetti, sono solo due esempi, ma se dovessimo indagare sulle origini di altri comportamenti umani, arriveremo in molti casi alle regole di vita contratte nelle lontane società tribali e mantenute fino oggi, nei vari passaggi evolutivi, nonostante, oggi, non abbiano più alcuna motivazione funzionale! All’organizzazione in bande composte da 5/80 individui, nelle situazioni di maggior successo, per ambiente e risorse di cibo, seguirà, nel tempo, una struttura più numerosa comprendente centinaia di persone: la tribù. Questa organizzazione sociale era caratterizzata dalla residenza stabile in uno o più villaggi, da usanze e da una lingua comune. Anche il sistema sociale della tribù era di tipo egualitario: il capo acquisiva potere in base alle sue capacità, la sua carica non era ereditaria e partecipava, come tutti, ai lavori per la sopravvivenza e la sussistenza del villaggio. Caratteristica comune di bande e tribù era il legame di parentela che univa il nucleo centrale della struttura sociale (il legame di sangue). La limitazione alla crescita continua, del numero sia della banda che della tribù, 2