Il parlamento europeo ha approvato con 328 voti favorevoli contro 245 contrari e 81 astenuti una risoluzione contro la pirateria informatica e il download dai siti Internet di musica, testi, video anche per usi personali.
La Commissione europea dovrà studiare una normativa che non escluda sanzioni per difendere i diritti di autore.
In sostanza la criticata legge “hadopi” voluta in Francia da Sarkozy avrà una versione anche per tutti gli altri paesi europei e saranno previste sanzioni penali per chi “scarica” senza pagare.
Sarà interessante vedere quali soluzioni legislative saranno adottate dalla Commissione europea, perché tutti i piccoli produttori del settore video e musica che avevano smesso qualunque tipo di produzione, forse, sentendosi tutelati,riprenderanno il loro lavoro.
Il mio caso è noto a tutti gli appassionati del settore della pesca subacquea: ho smesso di produrre video perché l'attività non era più remunerativa. Nonostante il grande interesse riscosso tra il pubblico di questo settore, i video venduti erano insufficienti per garantire il finanziamento delle riprese di nuovi video, addirittura non era remunerativo pubblicare alcuni miei prodotti già finiti di girare, ma incompleti di testi commenti e montaggio.
Quattrocento video venduti per ogni titolo, contro ventimila download dai siti specializzati nel fenomeno di condivisione dei video, come amano farsi chiamare. Questi dati descrivono il fenomeno!
Quattrocento video venduti a 31 euro, tolte le spese e la differenza IVA da versare allo Stato lasciano meno di 15 euro di utile per un totale complessivo per titolo di 6000 euro.
Le vendite via posta, poi, sono maggiorate del costo delle spese di spedizione (da 5 a 7 euro) e a questo riguardo devo evidenziare un fenomeno sgradevole: sono stato costretto a spedire i DVD in raccomandata anziché in posta prioritaria , molto meno costosa, perché i pacchetti spediti, altrimenti, “sparivano”, andavano “smarriti” e gli stessi dipendenti di Poste Italiane consigliavano la spedizione in raccomandata.
Quindi il prezzo finale dei miei prodotti videografici era gravato da una costo aggiuntivo legato alla inefficienza dei nostri servizi postali, ragione che mi aveva dissuaso nel passato a sottoscrivere abbonamenti alle riviste cartacee che acquisto regolarmente in edicola e che in caso di abbonamento non sempre arrivano al destinatario...
Completando l'analisi dei costi e dei ricavi è chiaro che una media di quattro mesi di riprese a video con notevoli costi di realizzazione con l'aggiunta di altri quattro mesi per la stesura dei testi e la post-produzione, quindi otto mesi di lavoro per un prodotto che porta all'incasso solo 6000 euro, mette in evidenza una attività produttiva fallimentare.
Questa attività si può ritenere interessante da portare avanti solo nel caso di almeno 1000 video venduti.
E' interessante analizzare la posizione assunta nella votazione del Parlamento europeo da parte dei vari schieramenti politici e la posizione che hanno alcuni intellettuali a favore del download libero.
La sinistra con gli eurosocialisti del gruppo S&D, i verdi e i comunisti si sono dichiarati favorevoli “all'uso di nuove tecnologie per attuare una regolamentazione permissiva con l'accesso ai contenuti a prezzi non esosi”.
Fra tutti la dichiarazione di Luigi Berlinguer del PD che dissente da “Misure di inasprimento penale contro gli utenti della rete perché finirebbero per cancellare il diritto fondamentale all'informazione e all'acceso alla cultura”.
Alcuni artisti intellettuali, come Jean Luc Godard che afferma: “La proprietà intellettuale non esiste”, si schierano contro la tutela del copyright. Una lunga lista di attori e cantanti sia in Francia sia in Inghilterra ritengono che ogni legge repressiva nei confronti del download rappresenta una battaglia di retroguardia e che gli artisti , gli autori, dovrebbero sviluppare nuovi modelli di business
Resto allibito e disorientato: sono stato uomo di sinistra da quando ho cominciato a ragionare ed ora mi trovo contro corrente su due temi fondamentali, quello della tutela ambientale con l'iniziativa dei Parchi marini e le AMP, e quello della tutela dei diritti di autore.
Forse invecchiando gli uomini si trasformano in conservatori reazionari o forse la sinistra contemporanea è diventata populista e demagogica.
Come si fa a pensare che la proprietà intellettuale non esista?
Chi scriverebbe più, chi realizzerebbe documentari o musica se automaticamente queste “produzioni culturali” fossero di tutti!
Gli intellettuali andrebbero a zappare la terra per campare (forse sarebbe meglio penserà qualcuno).
Perché questo tipo di lavoro non dovrebbe essere retribuito, non dovrebbe avere un utile?
E' una posizione infantile ed estremista che assomiglia all'esproprio proletario di sessantottina memoria.
La dimostrazione è che ho smesso di produrre documentari di pesca nonostante avessero molto successo, quindi la cultura in questo settore ha ricevuto una battuta di arresto anche perché nel contempo gli altri produttori storici di questo prodotto si sono ritirati o hanno dismesso le loro produzioni.
Quali nuovi modelli di business potrei adottare nel mio caso ? Anche riducendo i prezzi del prodotto (ammesso che commercialmente si possa fare) con il tipo di utenza che offre la pesca subacquea, pur di non pagarmi pochi euro il pescatore “smanettone”continuerebbe a scaricare i miei video gratis su Internet. Sono come i fichi che crescono ai bordi della strada, ti fermi a raccoglierli, sono sporchi di polvere, ma sono così buoni! Mai come quelli comprati...
Stessa obiezione alle dichiarazioni di Berlinguer: “se” esistesse il diritto fondamentale alla informazione e alla cultura, chi la produce da chi verrebbe mantenuto? Dallo Stato? Vogliamo instaurare una regola da vecchi paesi socialisti in una società capitalista?
Trovo infantile questa posizione senza nulla togliere alla critica degli alti costi di certi prodotti intellettuali commercializzati dalla industrie creative, con retribuzioni esorbitanti di attori e cantanti, solo per fare un esempio...
Non tutte le produzioni intellettuali sono da attribuire alle grandi industrie del settore molti produttori sono piccoli artigiani, come me che per colpa del download libero si sono messi a fare dell'altro.
Per rendere libero l'accesso alla cultura e all'informazione si uccide la cultura e l'informazione, lasciando campo libero a chi ha il denaro da investire a fondo perduto sulla manipolazione della cultura e dell'informazione ad uso strettamente personale.
Comunque questo dibattito sul download e la futura legislazione che dovrebbe tutelare i diritti di autore è superato dalle moderne tecnologie come lo “Streaming” che consente di ascoltare brani e visionare video senza scaricarli sul proprio PC semplicemente lasciando i file sui server dei siti come
Deezer o Spotify.
In poche parole il download è un fenomeno informatico superato, è già pronta una nuova tecnologia per “rubare” la proprietà intellettuale ed io non ci penso neanche a riprendere a girare documentari di pesca.
Le iniziative legali per difendere i diritti di autore andavano presi prima che diventasse un costume della popolazione di Internet, non si può pensare seriamente di mettere in galera milioni di internauti che giornalmente scaricano illegalmente i file dal web, sarebbero provvedimenti di difficile applicazione.
Alla base di questo comportamento c'è la cultura del tutto è permesso che ha pervaso Internet, un ambiente anarchico contradditorio che rifiuta le leggi ma poi si fa schedare da Google e abbindolare dalla pubblicità.
Tutti felici e contenti della non-cultura e della manipolazione che caratterizzerà il futuro delle nuove generazioni, ladre ma povere e manipolate!