n.42 - Diario di pesca - Homo faber

E’ il diario della battuta di pesca più breve di cui abbia scritto il resoconto, ma le tre catture di oggi hanno confermato il comportamento attuale delle singole specie catturate e la migliore strategia di caccia corrispondente. Una breve premessa La pescata odierna era rivolta principalmente al collaudo della produzione pilota del Saber 90, ma ogni esperienza in mare se pur breve, quando è vissuta in maniera creativa, offre spunti di riflessione con la conferma di credenze che non sono rivolte esclusivamente ai pesci ma anche al nostro modo di andare sott’acqua , di cacciare, di scegliere l’attrezzatura più opportuna. Il mio rapporto con la pesca subacquea ha subito negli anni una evoluzione soggettiva unica nel suo genere: dal primo modo istintivo di praticare la pesca subacquea senza conoscerne le motivazioni, all’esperienza di professionista della pesca a quella di documentarista della caccia subacquea, infine di costruttore /progettista di attrezzature subacquee. Tutto ciò mi fa riflettere sulle giustificazioni che mi hanno spinto sott’acqua: in primis un “imprinting” ereditario trasmessomi direttamente da mio padre, a cacciare, a procurarmi con le mie mani le proteine nobili per il sostentamento personale, poi l’esigenza di giustificare, di sostenere la propensione venatoria della nostra specie, infine l’atteggiamento dell’Homo faber che ci contraddistingue da tutti gli altri animali, ovvero, quella esigenza di costruire attrezzi sempre più funzionali, più efficaci, espressione della nostra intelligenza. Non voglio però mitizzare questo percorso, ognuno ha le sue motivazioni per cacciare sott’acqua, credo che per la maggior parte di noi sia una evasione 1

dalla vita contro-natura che conduciamo nelle metropoli, un ritorno alle origini che semplifica la complessità del vivere moderno: “noi e loro”, il nostro cibo, la primitiva lotta per la sopravvivenza , l’eterno gioco tra predatore e preda. A mio avviso è questo il fascino della pesca subacquea: trovare anche in una società tecnologicamente avanzata, un angolo, uno spazio dove la più antica natura umana può riaffiorare procurando un piacere per molti uomini ormai estinto. Si pone la domanda inquietante perché solo noi sentiamo questa attrazione, questo richiamo ad una vita primitiva dalle pulsioni elementari. Forse siamo gli ultimi eredi degli Homo sapiens paleolitici, i mutanti stanno dominando il pianeta: l’evoluzione ha trasformato in recessivi alcuni condizionamenti fondamentali nell’uomo antico. La battuta di pesca è proseguita tra le sensazioni di difficoltà di gestione dell’arma mentre mille supposizioni si alternavano nella mente negli sprazzi di lucidità razionale durante la ventilazione in superficie. La prima immersione di fianco al gommone ha portato anche alla prima cattura: quindici metri di fondo, mentre effettuavo la ventilazione scorgo un brando di cefali che come un fiume si svolge sul fondo tra una spaccatura e l’altra. E’ un comportamento gregario noto anche in tempi passati, ma in verità, non molto frequente: d’abitudine il cefalo frequentava il basso fondo nuotando in piccoli branchi, mai celando la propria presenza in anfratti tranne in situazioni di evidente pericolo. Ultimamente nel nord Sardegna il cefalo di buona taglia (un chilo e più) come la spigola è diventato raro nel basso fondo e si assiste ad una metamorfosi nel comportamento di entrambe le specie con peculiarità per ciascuna differente. Si muove in piccoli o grandi branchi compatti in fondali che presentano grandi massi con spaccature passanti delineando percorsi di migrazione parzialmente coperti, riparati, dagli attacchi dei predatori , uomo compreso. Mentre la spigola è statica di giorno all’interno dell’ampia tana , il cefalo è sempre in movimento entrambi ad una profondità che può variare dai dieci ai trenta metri di fondo. 2