n.36 - Diario di pesca

Diario di Pesca n°36
Ottobre 2004
L’inizio dell’autunno terrestre, per alcuni siti del Mediterraneo, è il momento
della aggregazione di grandi banchi di Salpe (Salpa salpa) per la riproduzione:
la colonna d’acqua soprastante il cappello delle secche prescelte sfavilla per i
riflessi delle loro livree dorate
Il nostro mare, sempre più povero di specie ittiche, raramente recluta un così
alto numero di pesci di taglia vicina al chilogrammo di peso.
Alcuni branchi contano migliaia d’esemplari ed il pescatore subacqueo che
occasionalmente vi si trovi sotto, appostato sul fondo per un aspetto, può
avere l’inquietante emozione di vedere oscurarsi la luce del sole.
Tratta dal nuovo video in produzione (L’agguato profondo 2 la vendetta)
Di scarso interesse alimentare e commerciale, le Salpe, in questo periodo, non
sono oggetto di una pesca specifica da parte della marineria professionale
(almeno in Sardegna): come gli storni nell’aria, trascurati dall’uomo cacciatore
che non apprezza le loro carni, indisturbate, abbelliscono con eleganti voli
subacquei i cappelli delle secche scelte per la riproduzione.
Non è così per i loro predatori naturali accomunati nell’opportunismo di
approfittare del momento di grande aggregazione delle prede (distratte dalla
frega) per rimediare un buon boccone e, a volte, i branchi di Salpe sono
incalzati da un grosso predone.
Occasionalmente, mi sono trovato nei pressi di queste grandi aggregazioni di
Salpe strisciando ignorato sul fondo o immobile nella tecnica dell’aspetto,
questo pesce ha imparato a non temere il pescatore subacqueo (sono
veramente pochi coloro che le catturano!) ed è relativamente facile studiare il
loro comportamento da vicino.
Quando non c’è una minaccia in vista, il branco assume forme vaporose e
sfrangiate movendosi pigramente, ma in caso di pericolo si compatta
spostando rapidamente il suo baricentro nella direzione opposta a quella
d’arrivo del predatore.
Di fronte ad un attacco, poi, il branco si apre con una velocità sorprendente
lasciando "il vuoto" davanti al muso di chi vorrebbe ghermirlo e, in verità, non
ho mai assistito ad un attacco andato a buon fine ai danni di questo mite
pinnuto.
Mi azzardo ad affermare che una Salpa in buona salute è in grado di eludere
qualunque attacco.
Il pattugliamento da parte dei predatori è rivolto piuttosto nei confronti dei
pesci indeboliti o debilitati dal digiuno forzato della “frega”.
Come per tutte le altre specie animali, sopravvivranno i più forti: quelli che si
sono alimentati meglio prima della riproduzione, privi di malattie, o solamente
non appesantiti dalla immancabile pulce di mare che si attacca spesso alla
Salpa e a molti altri pesci.
C’è un cacciatore, tuttavia, più opportunista anche dei pesci ultimo anello della
catena alimentare che trovano nella Salpa il proprio cibo, mi riferisco all’
“Homo Cacciatore subacqueo”, in questo caso non interessato alla Salpa, ma ai
predatori che pattugliano il banco di questi “erbivori”, alla stregua dei leoni che
seguono e controllano un branco di gazzelle cercando di individuare quella
zoppa o malnutrita.
Quale occasione migliore si può presentare sotto la superficie del mare, infatti,
di “cacciare” il cacciatore distratto dalla caccia!
Un grande banco di pesci nasconde l’approccio del pescatore subacqueo ed il
comportamento tranquillo delle Salpe di fronte a questa presenza non allarma,
l’eventuale Dentice o Ricciola che le stanno seguendo.
Certamente, non capita spesso di incontrare uno di questi branchi con il
cacciatore naturale al seguito!
Nel prossimo video “Agguato profondo 2 (la vendetta)”, però, documenterò la
cattura di due grossi pesci chiaramente intenzionati a catturare una Salpa,
evidentemente, è una situazione più frequente di quanto si possa
immaginare...
Il segnale della vicinanza del predatore si ricava dal comportamento delle
Salpe che, in questo caso, si compattano fitte, fitte, allontanandosi nella
direzione opposta a quella del suo arrivo.
La regola per il pescatore subacqueo che si immerge nei pressi di questi
branchi, perciò, è di puntare la propria arma là dove le Salpe stanno cercando
di fuggire.
Ricordo con grande nostalgia l’incontro con un branco di migliaia di salpe al
largo di CapoTesta, nel Nord della Sardegna: disposto immobile sul fondo per
un aspetto non particolarmente mirato ad una precisa specie di pesci (spesso
eseguo attese di perlustrazione), improvvisamente, la luce si è spenta (Il
banco galleggiava sopra la mia testa, quasi sotto la superficie del mare, tanto
compatto da sembrare un unico corpo).
L’angoscia iniziale dovuta all’improvvisa oscurità, così, ha lasciato posto
all’estasi venatoria.
I grossi branchi di Salpe emettono un flebile, caratteristico rumore immagino
dovuto allo sfregamento dei loro denti, come gli erbivori terrestri sembra che
ruminino in continuazione, oltre a riempire la colonna d’acqua delle loro
deiezioni d’alga tritata.
Il branco, inaspettatamente, si è spaccato come se un cuneo virtuale lo avesse
aperto in due grosse fette.
Con una sinergia inusitata, un drappello di Dentici dal basso e due grandi
Ricciole a mezz’acqua, con un attacco diagonale rispetto la traiettoria dei
Dentici, stavano insidiando il branco di Salpe che nella loro apparente
indolenza sembravano disinteressarsi alla evidente situazione di pericolo.
Dal fondo, mi ricordo di essere risalito lentamente verso la superficie, senza
emergere, finché mi sono trovato circondato dalle Salpe, talmente vicine, da
poterle toccare con la mano.
Era impossibile individuare l’arrivo dei predatori che avevo scorto quando mi
trovavo sul fondo, perché il branco nel quale mi trovavo immerso si apriva in
rapida successione da una parte e dall’altra.
Ero ancora giovane e inesperto e come spesso accade in queste circostanze,
sono andato in confusione mentale, alla fine ho tirato una Ricciola apparsa
d’improvviso, ma fuori dalla gittata dal mio “Spara-lucertole”, arbaléte 100
senza mulinello che impiegavo a quei tempi…
Dopo qualche metro di sci nautico subacqueo e dopo aver perso la Ricciola, mi
sono ritrovato nella desolazione di un paesaggio sottomarino fatto solo di rocce
e d’acqua satura delle deiezioni delle Salpe.
Vent’anni più tardi (autunno 2004), più maturo, nel breve lasso di due
settimane ho vissuto una situazione simile anche se non così abbondante di
pesci.
La prima volta dopo tre o quattro immersioni nel cuore del branco delle Salpe
senza aver ottenuto alcun incontro di rilievo, scendendo lungo il pendio di una
delle creste di roccia della secca, come il branco si è aperto al mio passaggio è
comparsa una Cernia bruna di 14 kg che era impossibile vedere dalla superficie
anche perché si era perfettamente mimetizzata in un piccolo gradino che
percorreva longitudinalmente la cresta (come un terrazzino).
Il pesce è apparso subito lento, troppo lento, e dopo un breve inseguimento
mentre cercava di guadagnare il fondo è stato trapassato dorso-testa con un
tiro che lo ha immobilizzato.
Tratto dal nuovo video in produzione (L’agguato profondo 2 la vendetta)
La seconda volta, tutto è accaduto alla prima immersione e mi ha messo in
allerta uno spostamento deciso di tutto il branco verso la sinistra della
posizione che stavo assumendo sul fondo.
Rivolto verso la coda del branco di Salpe, indolente e sornione si è presentato
un Dentice di 5.8 kg chiaramente interessato agli sparidi che seguiva dal
basso, come in tutte le esperienze simili precedenti.
Le Salpe tallonate dal predatore si stavano ammassando compatte vicine alla
superficie, anche i pesci che sembravano in ritardo tagliati fuori dall’avanzare
del Dentice con uno scatto si sono portate insieme alle altre, sapendo che
restare isolate avrebbe alzato la probabilità di cadere vittime di un attacco.
Mi ero infilato dentro una stretta staccatura nella roccia e la scena sfilava
davanti ai miei occhi con il Dentice fuori dalla portata del SuperJedi armato
appositamente con asta da 7 mm di diametro.
Non avevo nessuna possibilità di uscire dal mio riparo per tentare un
avvicinamento disperato, mi sarei trovato troppo allo scoperto, stavo
riflettendo sulla situazione quando il Dentice ha virato di bordo venendomi
incontro.
Tratto dal nuovo video in produzione (L’agguato profondo 2 la vendetta)
Rivedendo la scena filmata dalla mia videocamera con la tecnica della ripresa
in soggettiva, ho capito, successivamente, che le pareti dello spacco non
facevano uscire alcuna vibrazione del mio corpo nella colonna d’acqua, tranne
che frontalmente lungo l’asse della spaccatura.
In effetti dopo che il pescione mi è passato davanti, e solo allora, ha percepito
qualcosa invertendo la sua direzione di marcia: l’eco del rumore che,
inevitabilmente, stavo trasmettendo nell’acqua, forse, dava ai sensori acusticolaterali
del Dentice l’impressione di un pesce in difficoltà all’interno dello spacco
che aveva appena superato nel seguire il branco di Salpe.
Solo il recente studio balistico sulle mie armi (vedi Studio balistico degli Jedi)
mi dato la determinazione di rischiare un tiro a quattro metri e più dalla punta
del fucile con l’ultima creazione in fatto di armi per pesci di grossa taglia.
Per i “San Tommaso” che leggono questo sito, più che la mia asserzione varrà il
film della scena e il fotogramma del tiro!