Avrei dovuto scrivere prima questo articolo perché avendo interrotto la pubblicazione della mia teoria sulla pala asimmetrica ho lasciato un vuoto d’informazione sulle due pale asimmetriche, ma non sono mai stato stimolato ad approfondire l’argomento commerciale perché questi prodotti dalla loro creazione sono stati acquistati da pochi intimi che avevano l’occasione di parlarne personalmente con me ricavandone direttamente le informazioni necessarie, solo di recente, il “passa parola” di chi le usa abitualmente ha alimentato l’interesse di un pubblico più vasto che può avere nell’acquisto la curiosità e l’interesse di conoscere le differenze tra i due tipi di pale asimmetriche le cui caratteristiche fondamentali si spostano anche nella versione recente della Slot.
Il principio basilare che determina la differenza tra la standard e la prof è:
maggiore la massa d’acqua messa in movimento dalla pala, maggiore è la spinta che ne riceve il nuotatore, quindi la superficie di spinta della pala ne determina le prestazioni .
Come nell’articolo della Slot voglio raccontare come sono nate queste prime pale, perché sarà piùfacile comprenderne la funzionalità.
Tutto il mio percorso di ricerca in questo campo è iniziato con la pala standard ed una leggera asimmetria della pala atta ad aumentarela superficie di spinta, non ne sto a riscrivere la teoria e la similitudine con la pinna caudale eterocerca degli squali (unica soluzione che poteva ampliare la superficie di spinta della pala verso il lato esterno delle gambe del nuotatore).
Come ho già scritto, il volume e quindi la massa d’acqua allontanata dal corpo che avanza per reazione è determinato in massima parte dalla superficie di spinta della pala, infatti non possiamo intervenire sensibilmente sullo spessore dello strato d’acqua messo in movimento che dipende principalmente dalla viscosità del mezzo fluido.
Nella progettazione, sono partito da una larghezza modesta rispetto alla simmetria su 20 cm , aumentandola progressivamente provando diverse configurazioni dell’asimmetria fino ad ottenere un risultato soddisfacente sulla base delle sensazioni che avevo già accumulato nella muscolatura e nelle articolazioni dalle pinne commerciali che avevo usato nei tanti anni di pesca e qualche anno di nuoto pinnato (prolungamento del mio lungo periodo di nuoto agonistico giovanile).
Quindi la Standard è stato il primo risultato soddisfacente ottenuto con l’asimmetria della pala e per forse due anni l’ho impiegata indistintamente nella basso fondo ed in profondità.
Non c’era confronto con le pinne che avevo sempre usato, ma: “Ogni scarafone è bello a mamma sua…” .
Avevo iniziato a filmare la pinneggiata fin dai primi campioni, esaminando fotogramma per fotogramma la deformata sotto sforzo, perché è da questa che si capisce la dinamica della pinneggiata esattamente come ho fatto per l’asta dei miei arbalétes visionando al rallentatore l’avanzamento della punta.
Lì per lì ho pensato di aver messo a punto una pala che si adattasse ai miei principali fattori antropometrici e alla tecnica della mia pinneggiata, poi però lo stesso risultato strabiliante era ottenuto anche dagli altri nuotatori che la provavano, ho concluso che avevo trovato qualcosa di significativo indipendentemente dalle mie caratteristiche come nuotatore.
Successivamente, nella pesca profonda delle mezze stagioni, quando la cintura di zavorra risulta “pesante” per le mute ancora spesse, soprattutto perché si varia spesso la quota operativa di pesca e non si cambia assetto per pigrizia o perché il gommone è troppo lontano, ho sentito l’esigenza di incrementare la potenza di spinta nel transitorio dello stacco dal fondo.
Mi sono chiesto allora se si potesse ampliare ancora la superficie di spinta della pala e ho realizzato i primi campioni: restava ferma la depressione del bordo di uscita dell’acqua dalla pala in corrispondenza del piano di spinta dell’alluce che “vincolava” la posizione (destra-sinistra) della pala rispetto alla gamba e conseguentemente al corpo.
Ho iniziato a filmare la pinneggiata ed è subito apparso evidente che non si poteva andare molto oltre le dimensioni adottate per la standard, la parte asimmetrica verso l’esterno aveva un ritardo nella spinta rispetto alla parte interna molto più vicina all’alluce, insomma questa zona esterna della pala “sbandierava” facendo giungere in ritardo l’azione propulsiva.
Questa asimmetria ha trovato un giusto compromesso limitando lo “sbandieramento” sulla larghezza 25 cm contro i 22/23 cm della standard.
Alcune riflessioni sulla geometria e la struttura della pinna caudale epicerca dello squalo mi hanno convinto che non si poteva allargare di più la pala verso l’esterno (verso l’interno è ovvio che la pala destra si scontrerebbe con la sinistra):
Lo squalo non possiede una colonna vertebrale ossea come quella di quasi tutti i pesci: questa è cartilaginea e giunge fino alla parte superiore della coda, in modo da sostenerla, in pratica la parte asimmetrica è rinforzata dalla struttura cartilaginea, e al contrario della mia pala asimmetrica, in quella dello squalo “sbandiera” il lobo inferiore della coda.
La struttura cartilaginea delle vertebre dello squalo è molto più elastica e leggera della colonna vertebrale dei pesci ossei, siamo molto vicini alle prestazioni flessorie dei compositi in fibra di carbonio, volendo si potrebbe riprodurre questa coda con un rinforzo in composito di fibra di carbonio, quindi, facendo partire dalla fine dell’alluce una specie di nervatura fino a riprodurre l’anatomia strutturale della pinna caudale dello squalo per evitare lo sbandieramento (esperimento non effettuato).
Mi sono convinto perciò che le dimensioni in larghezza della pala prof non potessero aumentare oltre se non con le modifiche appena citate.
Nel senso della lunghezza sono giunto fino alla condizione di non far arrotolare la parte terminale della pala (bordo di uscita) aumentando di 2 centimetri la lunghezza della prof rispetto alla standard.
La variazione degli spessori nel senso longitudinale della pala sono rimasti invariati, quindi la rigidità o meglio l’elasticità della struttura è rimasta la stessa per i due tipi di pale.
Questo in controtendenza rispetto alle scelte operate sul mercato di questo prodotto che offrivano rigidità differenti a scelta, senza tener conto che il massimo sforzo di spinta possibile anche di nuotatori diversi è identico (uno sforzo maggiore produce prevalentemente l’effetto di un più rapido deflusso laterale dell’acqua coinvolta nella spinta rispetto alla pinna) con la differenza che una pala più rigida non si flette nella maniera ottimale con la conseguenza di spingere una massa minore d’acqua o spingerla da una parte ininfluente alla propulsione del nuotatore.
La convinzione che chi ha gambe più muscolose e potenti può flettere pinne più rigide, quindi è una bufala, si deve sostanzialmente cambiare la pinneggiata flettendo di più la gamba in corrispondenza del ginocchio ed usando la pala come un remo, che spinge l’acqua senza flessione della sua struttura.
Anche col modesto incremento della superficie di spinta della prof, tuttavia, ho avvertito l’incremento di spinta rispetto alla pala più corta e più stretta!
In conclusione:
La pala prof è nata per incrementare la spinta nel transitorio dello stacco dal fondo
L’altro fattore basilare che incrementa la spinta di una pinna è l’accelerazione che si imprime all’acqua, conseguenza necessaria ma non sufficiente dell’accelerazione del calcio nella pinneggiata, infatti se la pala è troppo elastica una eccessiva accelerazione del gesto atletico arrotola la pala su se stessa non producendo la spinta voluta, quindi, accelerazione del calcio e rigidità della pala vanno coordinate.
Il segreto della funzionalità della mia pala asimmetrica è nella variazione degli spessori del composito lungo il suo asse longitudinale determinato dall’intersezione del piano di spinta del calcio con la superficie piana della pala.
La rigidità di questa molla piana è la stessa nelle due versioni di pala asimmetrica, quindi, l’accelerazione impressa all’acqua è molto simile, il vantaggio nelle prestazioni della prof risiede unicamente nella maggiore massa d’acqua messa in movimento che in definitiva dipende dalla potenza muscolare espressa nel calcio dal nuotatore.
Non tutti i nuotatori riescono a spingere con eguale accelerazione la pala standard e quella prof, come non tutti i pescatori riescono a caricare con uguale disinvoltura il Superjedi, dipende dalle masse muscolari e dall’allenamento, io stesso all’inizio stagione preferisco impiegare la pala standard perché non ho la gamba allenata per spingere raggiungendo il massimo della sua accelerazione (quella ottimale) la pala prof, ne risulterebbe un calcio a bassa accelerazione su una massa d’acqua maggiore della standard ma il risultato sarebbe uguale o anche inferiore.
Insomma tutto si gioca nella relazione :
Spinta = Massa H2O x Accelerazione H2O
È inutile o controproducente spingere una massa maggiore d’acqua imprimendo un’accelerazione più bassa, meglio spingere meno acqua imprimendo una buona accelerazione.
Finora ho fatto i conti senza l’oste: le resistenze fluidodinamiche
Ho sviluppato tutto il ragionamento guardano il problema dalla parte del motore senza considerare il freno: fate conto di avere un’auto in salita e in piano con lo stesso motore, le velocità di avanzamento sono diverse…
Con questo parallelo la massa del nuotatore è il freno!
Un nuotatore di 90 chili di peso, pinneggiando avanza più lentamente di uno di 60 chili, sia per un problema di inerzia, sia per un problema di resistenze d’attrito viscoso e di forma.
Il nuotatore di 90 chili è costretto ad usare la prof perché ha delle resistenze troppo alte nell’avanzamento subacqueo, presumibilmente, avrà però anche la muscolatura per spingerle con l’accelerazione ottimale, purtroppo, il ciccione senza muscoli è svantaggiato.
La scelta della pala, perciò, deve tener conto anche del peso del nuotatore e non solo della muscolatura o della tecnica di pesca o delle quote d’immersione.
Un piccoletto con buone gambe può spingere una pala prof con ottimi risultati, un ciccione con pochi muscoli è meglio spinga una standard e si accontenti di prestazioni minori in velocità, un marcantonio muscoloso deve usare la prof anche per andare al bagno…subacqueo…
Lo so, ho scritto ancora delle stupidaggini, i dotti colleghi che hanno già scritto che l’asimmetria della pala non serve a niente, lo rimarcheranno con soddisfazione, pazienza, ci sono abituato, sono già stato appellato da uno di essi come la “Vanna Marchi della pesca subacquea”, il fatto grave è che le pale asimmetriche le sto vendendo e i pescatori subacquei che le usano si trovano bene…
Potenza della persuasione! Anche pinne con una forma che non serve a niente fanno mercato.