n. 09 - Chi siamo

Chi Siamo #9
Alcuni uomini praticano attività estreme e si trovano di fronte ad interrogativi
esistenziali sconosciuti alla gente comune.
La vita che ciascuno di noi conduce, crea stimoli intellettuali, come frutti,
aderenti alla propria quotidianità.
La morte di Maiol richiama alla mente le sue imprese, le sue tecniche nel
preparare le apnee profonde, ed una domanda senza risposta: cosa l'ha spinto
verso tutti gli abissi e perché.
Nell’inseguire giorno dopo giorno il traguardo finale della vita o semplicemente
lasciandosi andare nel flusso delle scelte determinate da altri, trovate, miei cari
lettori, il tempo per ascoltare cosa pensa, come risponde ai quesiti
dell’esistenza, chi lotta per raggiungere la cima di una montagna o chi si
immerge nel profondo del mare.
….Nel diventare tanto erudito, l’Homo sapiens è rimasto uno scimmione nudo e
nell’acquistare nuovi ed elevati moventi, non ha perso nessuno dei vecchi
moventi più bassi. Spesso ciò gli provoca un certo imbarazzo, ma i suoi più
antichi impulsi gli appartengono da milioni di anni, i nuovi solo da qualche
millennio, e non vi è alcuna speranza che egli possa scuotere via rapidamente
l’eredità genetica che si è accumulata durante tutto il suo passato evolutivo.
Sarebbe un animale molto meno preoccupato e più soddisfatto se solo
affrontasse questa realtà. …
Desmond Morris “La scimmia nuda” Bompiani
Contesto la Storia ufficiale presentata come la cronaca degli avvenimenti del
passato dell’uomo: MISTIFICAZIONE! E’ il racconto delle vicissitudini delle
classi dominanti e affronta raramente l’indagine sulle condizioni reali dei popoli
e sulla loro vita.
Poco più che sedicenne, alle scuole superiori, mi venne chiesto un tema: la
storia della tua città attraverso i suoi monumenti.
Avrei dovuto parlare dei Doria e degli Sforza che “costruirono”, la grande
Genova all’epoca delle Repubbliche marinare, ma accanto a palazzo Ducale, a
piazza Caricamento ci sono misere case accatastate le une sulle altre in un
dedalo di vicoli, ancora oggi, maleodoranti di spezie e di orina, che offrono uno
spaccato evidente della vita dei genovesi di allora e di oggi!
In quelle case dalle finestre strette si accalcava un popolo di marinai, di
pescatori che difficilmente raggiungevano i cinquant’anni, di uomini duri spinti
in una promiscuità innaturale. La loro vita era più dignitosa degli homo erectus
che vissero 130.000 anni fa, poco distante nella grotta di Lazaret sulla Costa
Azzurra, vicino a Nizza?
Cosa è accaduto da allora al periodo dei comuni in Italia? I libri di storia lo
accennano come tappa nel cammino dell’evoluzione delle società umane, ma fu
un evento che sconvolge ancor oggi il pianeta: la scoperta nella valle tra il Tigri
e l’Eufrate dell’allevamento e dell’agricoltura.
Un evento che ha cambiato per la prima volta le leggi naturali della evoluzione
delle specie: l’homo sapiens ha modificato la natura, selezionato semi e animali
da addomesticare!
Attualmente il pianeta è dominato da questi animali selezionati dall’uomo per
la sua alimentazione e dalle piante commestibili: in diecimila anni circa si è
avviato l’azzeramento della biodiversità naturale, l’inconscio progetto finale di
un pianeta geneticamente dominato dall’uomo e dalle specie delle quali si ciba.
Anche se i libri della “storia ufficiale” non ne parlano, le società dei
cacciatori/raccoglitori hanno perso uno scontro storico, protrattosi per migliaia
di anni, con quelle degli allevatori/agricoltori, come molte popolazioni
autoctone, nel secolo scorso, hanno perso lo scontro con i colonizzatori
europei.
In parte si è trattato di eliminazione fisica, per altri versi di una guerra
culturale, che ha stravolto abitudini e sistemi di vita, acculturando sempre più
vaste fasce di tribù fino ad arrivare all’emarginazione dei veri cacciatori.
Pigmei, Boscimani, esquimesi e molti altri popoli si stanno estinguendo in ogni
angolo del pianeta, con buona pace di tutti gli antropologi e dei naturalisti che
vogliono salvare il Panda gigante, che tuttavia in queste popolazioni di C/R
(CACCIATORI/RACCOGLITORI) hanno potuto studiare un sistema di vita
altamente ecologico, antitetico a quello attualmente dominante.
Le antiche strutture sociali sarebbero, in ogni caso, entrate in crisi quando il
pur lento incremento demografico di queste società tribali si fosse trovato di
fronte alla maggiore richiesta di cibo, che la caccia e la raccolta non avrebbe
saputo soddisfare.
Le tribù di cacciatori sarebbero andate incontro allo stesso destino, ad
esempio, dell’Australopithecus Boisei uno scimmione dotato di una cresta
cranica sulla quale si attaccavano potenti muscoli di mascelle atte a masticare
radici, frutti coriacei e quant’altro di duro e commestibile c’era nel continente
africano, quattro o cinque milioni di anni fa.
L’Australopithecus Boisei si è estinto, come un ramo secco del cespuglio
evolutivo degli ominidi, per lasciar posto ad altri bipedi il cui successo è sempre
stato legato alla capacità di adattamento alle risorse alimentari.
Non dobbiamo illuderci, però, anche il ceppo dell’Homo sapiens
agricoltore/allevatore, prima o poi, si estinguerà come è successo per tute le
specie che si sono avvicendate sul pianeta Terra e chissà quale ominide
raccoglierà e muterà i nostri geni , mi chiedo, se questi mangeranno ancora
carne.
Un fenomeno comune però contraddistingue questa evoluzione: ogni forma
successiva nello stesso ramo evolutivo, trascina il ricordo genetico di quella
precedente, secondo il principio universalmente adottato dalle forme viventi
“nel passaggio tra una forma di vita e quella evolutivamente successiva, tutto
ciò che ha funzionato si mantiene”.Così la biologia molecolare è arrivata a
sancire il principio riduzionistico: “Gli organismi viventi, dal più semplice al più
complesso, non differiscono sostanzialmente gli uni dagli altri e le leggi valide
per i primi lo sono anche per i secondi.”
Tutte le forme viventi sul pianeta sono strettamente legate tra di loro e tanto
più sono vicine dal punto di vista evolutivo, quanto più hanno mantenuto forte,
il legame genetico che si può tradurre anche in similitudine dei comportamenti.
Nel caso dell’uomo moderno, noi europei, apparteniamo addirittura allo stesso
ceppo dell’Homo sapiens cacciatore, delle prime tribù del paleolitico e abbiamo
conservato sotto la scorza culturale di qualche migliaio di anni di storia, i suoi
stessi istinti e le stesse pulsioni (Gli studi di Cavalli Sforza, antropologo di fama
mondiale, lo mettono ampiamente in evidenza!).
Osservando questo Homo da un punto di vista strettamente zoologico, stupisce
il fatto che tra tutti primati, sia l’unico a non disporre di un folto pelo e si trovi
con la pelle, nuda, esposta all’ambiente esterno.
“Esistono centonovantatré specie viventi di scimmie con coda e senza coda; di
queste, centonovantadue sono coperte di pelo. L’eccezione è costituita da uno
scimmione nudo che si è auto-chiamato Homo sapiens.”
Così inizia un libro che nel ’68 ha sconvolto le menti di noi rivoluzionari: “LA
SCIMMIA NUDA” di Desmond Morris, uno zoologo che ha compiuto uno studio
zoologico sull’uomo che ancor oggi intriga e pone mille interrogativi su dove
vada la nostra specie. Per l’assenza di reperti fossili che possano spiegare
questa stranezza, non sappiamo quando e quale ominide, nostro progenitore,
si sia denudato per primo!
Il nostro sviluppo embrionale che mostra tutti i passaggi evolutivi, da rettile a
mammifero caratteristici del processo di formazione della nostra specie , fa
intuire che in un lontano passato un nostro predecessore fosse coperto
totalmente da peli. Il feto, tra il sesto e l’ottavo mese, infatti è completamente
ricoperto da una leggera lanugine chiamata LANUGA che scompare prima della
nascita.La pelle nuda dell’uomo ha fatto avanzare diverse teorie in proposito,
tra cui una teoria acquatica della nostra evoluzione.
C’è un passato ancora più antico di quello di cacciatori terrestri, nel quale
l’uomo ha avuto una fase come mammifero acquatico?
La teoria acquatica
Questa teoria, ultimamente sempre più rivalutata, fa supporre che l’ominide
nostro capostipite, abbandonata la foresta, prima di diventare cacciatore
/raccoglitore, abbia avuto una lunga fase come scimmione acquatico, perdendo
il pelo come gli altri mammiferi terrestri tornati al mare.
Le teorie più accreditate sulla nostra evoluzione non chiariscono
esaurientemente alcuni aspetti singolari della nostra specie che, al contrario,
nella teoria acquatica trovano una spiegazione logica.
1) Immaginiamo che un nostro antenato, cinque o sei milioni di anni fa,
abbandonate le foreste, abbia attraversato un lungo periodo come
mammifero acquatico presso le spiagge tropicali. La competizione
alimentare, sott’acqua, in quel periodo doveva essere, senza dubbio, meno
spinta rispetto ai territori liberi: era sufficiente immergersi di qualche metro
per raccogliere crostacei e molluschi che sicuramente proliferavano nelle
basse lagune.
Esaurite le scorte nel basso fondo quest’Homo acquaticus deve avere
imparato a nuotare a profondità sempre maggiori completando un
adattamento che lo ha portato alla perdita di pelo su tutto il corpo, tranne la
testa, dove serviva ancora una protezione contro i raggi del sole.
2) Questo adattamento nel tempo deve aver modificato profondamente anche
la costituzione del corpo che si è ricoperta nello strato sottocutaneo di un
grasso del tutto simile a quello degli altri mammiferi subacquei come le
foche o le balene, completamente assente nelle scimmie antropomorfe
nostre parenti strette nel ramo evolutivo dei primati.
3) L’uomo, inoltre, mostra in immersione un adattamento del sistema cardio
/circolatorio tipico di tutti i mammiferi acquatici. Questi riescono ad
abbassare il loro ritmo cardiaco anche dell’80 % per migliorare le
prestazioni in apnea. I nostri tempi di apnea, inoltre, sono simili a quelle di
specie semiacquatiche come le nutrie o le sule.
L’uomo, inoltre, mostra in immersione un adattamento del sistema
Questi sono i tre punti chiave della “teoria acquatica” che spiegano in maniera
attendibile la nostra acquaticità e la facilità di ambientamento in acqua, anche
nel tempo attuale, mentre i nostri cugini scimpanzé e molti altri primati
annegano miseramente in una pozza d’acqua!
Voglio far notare anche il riflesso all’apnea che dimostrano i nostri neonati
appena immersi, al punto che si sta diffondendo un metodo di parto acquatico.
Un’altra stranezza che trova una spiegazione logica con questa teoria è la
disposizione dei peli sul nostro corpo: esaminando la peluria residua sulla
nostra schiena si potrà notare come la disposizione dei peli sia rivolta
diagonalmente indietro e verso la colonna vertebrale, come a seguire il flusso
dell’acqua che scorre sulla schiena. Il pelo prima della perdita, quindi, ha
modificato il suo orientamento perché in tutti gli altri primati questa
disposizione è completamente differente!
Questa teoria spiega in maniera molto efficace anche l’acquisizione
dell’andatura eretta assunta anche da molti primati nell’attraversare le basse
lagune: questa postura è assunta man mano che si procede in acque più
profonde.
Anche la sensibilità delle nostre mani così raffinata e ineguagliabile tra i nostri
cugini scimmie, trova una giustificazione nella teoria acquatica: la ricerca del
cibo sott’acqua, in assenza di peso corporeo ha affinato una sensibilità che solo
nella vita terrestre, impugnando armi rudimentali e bastoni, non si sarebbe mai
raggiunta!
Questa teoria però resta tale in assenza di prove dirette che i paleoantropologi
non hanno ancora trovato o forse troveranno mai.
A questo punto nascono in me alcune considerazioni che la scomparsa di Maiol
hanno fatto sorgere, in quanto è stato il primo a praticare tecniche di
autoipnosi per recuperare potenzialità dimenticate.
Ho un’immagine impressa nella memoria di lui e i delfini: questo sodalizio può
essere più antico di quanto non si possa immaginare e forse LUI l’aveva capito,
o si era avvicinato nella pratica ad un comportamento animale, retaggio di un
lontano e sconosciuto passato.
Questo passato di mammiferi acquatici, se si è verificato, deve, comunque,
aver lasciato un ricordo genetico ed è su questo segno profondo che, a mio
avviso, noi apneisti lavoriamo per migliorare le nostre prestazioni.
Non si può accettare che i pescatori subacquei riescano in imprese per il quale
il corpo umano non sia stato progettato: il semplice fenomeno del blood shift,
non si instaura in un organismo che non sia stato adattato nell’evoluzione a
sopportare immersioni profonde.
Chi di voi ricorda le valutazioni teoriche che negli anni ‘50 i fisiologi davano
sulla massima profondità raggiungibile dall’uomo sott’acqua?
I medici allora dicevano che l’uomo non poteva superare i 50 metri pena
l’implosione del corpo sotto la pressione idrostatica.
Maiorca, grande rivale di Maiol sfatò questa convinzione e la medicina
attraverso elettrodi sottocutanei riuscì a capire cosa succede al corpo umano
immerso.
La scoperta del fenomeno del Blood shift però resto limitata al campo delle
indagini iperbariche sul corpo umano, nessuno si è chiesto come mai il nostro
organismo potesse contare su questo adattamento presente in tutti i
mammiferi subacquei.
Com’è possibile che il sottoscritto a quasi sessant’anni assista ad un continuo
miglioramento nelle prestazioni subacquee?
Nel mio ultimo video ho documentato un’apnea dinamica da 2’ 38” per me
irraggiungibili vent’anni fa !
Ho l’impressione di scoprire col tempo delle potenzialità dimenticate dall’uomo
contemporaneo, in un adattamento che se non avesse una predisposizione nel
mio patrimonio genetico, non sarebbe possibile raggiungere, tantomeno in età
avanzata!