n. 03 - Chi siamo

Chi Siamo #3
Nel 1835 si è consumato l’ennesimo atto di eliminazione fisica delle società di
cacciatori/raccoglitori ad opera degli allevatori/agricoltori. Avvenimento quanto
mai emblematico perché i due popoli in conflitto provenivano dallo stesso
gruppo etnico separatosi 800 anni prima.
La Nuova Zelanda nell’anno 1000 fu colonizzata da contadini polinesiani e diede
origine ad un popolo fiero, oggi, ancora vivente: i
Maori che occuparono stabilmente le due isole più grandi.
Gli abitanti dell’isola del nord, favoriti dal clima mite e dal suolo fertile, si
diedero all’agricoltura intensiva costruendo una società organizzata e
complessa con gruppi sociali perennemente in lotta per il possesso della terra.
Un piccolo gruppo di loro si spinse fino a colonizzare le isole Chatham, 800
chilometri più a est, dando origine, nei secoli, ad un nuovo ceppo: i Moriori.
Le Chatham sono afflitte da un clima più freddo rispetto a quello dell’Isola del
nord e da un suolo arido, così i Moriori rinunciarono all’agricoltura tornando a
praticare la caccia e la pesca.
Le due culture rimasero senza contatti per diverse centinaia di anni,
evolvendosi in maniera completamente diversa: i Maori crebbero fino a
100.000 abitanti (la cultura tradizionale direbbe, prosperarono!) in virtù di una
sovrapproduzione alimentare, mentre i Moriori dovendo far fronte a grandi
difficoltà ambientali, si mantennero su una popolazione stabile di 2000 abitanti,
praticando il controllo delle nascite, svilupparono una società pacifica,
frammentata, dalla tecnologia primitiva, rinunciando definitivamente alla
guerra.
(Jared Diamond -Armi acciaio e malattie-) “…Le Chatham erano una società del
tutto egualitaria, in cui l’antica tradizione polinesiana dei capi tribù era stata
svuotata di significato: i loro capi non esibivano segni esteriori di distinzione,
vivevano in capanne uguali a quelle dei loro <sudditi> e si procuravano il cibo
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da soli…Nelle Chatham ogni decisione veniva presa di comune accordo e la
proprietà della terra era collettiva.”
“ …Il 19 novembre del 1835 una nave con 500 maori armati di tutto punto
sbarcò sulle coste di una delle due isole Chatham, seguita il 5 dicembre da
un’altra con 400 guerrieri. I Maori si presentarono in tutti i villaggi,
annunciando senza cerimonie che da quel momento in poi i Moriori sarebbero
stati loro schiavi; chi osò protestare fu ucciso. I Moriori avrebbero potuto
organizzare la resistenza e magari scacciare gli invasori, che numericamente
erano la metà di loro. Ma la cultura Moriori era tradizionalmente pacifica: essi
decisero in consiglio di non combattere, e di offrire agli stranieri pace, amicizia
e spartizione delle risorse.
I Moriori non ebbero neppure il tempo di fare questa offerta ai Maori: questi
ultimi li attaccarono in massa, e in pochi giorni li uccisero quasi tutti, cibandosi
poi dei cadaveri. I pochi risparmiati furono ridotti in schiavitù, solo per essere
uccisi in seguito secondo il capriccio degli invasori. Secondo un sopravvissuto
<<[i Maori] iniziarono a sgozzarci come pecore…noi eravamo terrorizzati, e
cercavamo di darci alla macchia o di nasconderci in qualche buco sotto terra.
Ma non servì a nulla: ci scoprirono e ci uccisero, uomini, donne e bambini
indiscriminatamente.>> Sentiamo un Maori: <<Abbiamo preso possesso
dell’isola, secondo i nostri costumi, e abbiamo catturato tutti. Nessuno è
riuscito a scappare. Chi fuggiva l’abbiamo ucciso, e così tutti gli altri. Ma che
importa? Questi sono i nostri costumi>>.
Cause diverse hanno contribuito a determinare una differente evoluzione dei
due popoli tra queste: il clima, la geologia, le risorse e l’isolamento, ma se le
condizioni materiali/ambientali sono i fattori determinanti per l’antropologo e
per la scienza, non è chiaro perché un gruppo di coloni abbia sentito l’esigenza
di abbandonare una terra fertile che offriva cibo in abbondanza, per insediarsi
stabilmente su piccole isole aride e fredde. Scelta che ha fatto regredire la
neo/società a una struttura tribale dalla cultura fondamentalmente diversa da
quella originaria:
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Il cacciatore è padrone unicamente delle sue armi che produce da solo.
Proprietario, quindi, di beni strettamente personali dei quali è l’unico a fruire.
Il contadino, al contrario stabilisce un rapporto di proprietà con la terra che
coltiva, modificando l’ambiente per trarne vantaggio nella produzione di cibo.
In ambienti piccoli e isolati come le isole Chatham, il cacciatore lascia intatto
l’habitat dove vive, che deve rigenerarsi, come risorse naturali, per garantirgli
un mantenimento costante.
Ammesso che il processo di cambiamento si sia evoluto lentamente, tuttavia, è
troppo radicale da essere giustificato solo da una scelta obbligata dalle
condizioni ambientali.
Poiché la storia non è fatta solo da cause e condizioni materiali, ma dagli
uomini, con la loro intelligenza e le loro inclinazioni, mi piace immaginare che i
primi coloni delle Chatham fossero un gruppo battuto, nei conflitti territoriali
dell’isola del Nord che abbia voluto fondare una società diversa rispondendo
all’istinto ancestrale della caccia.
Con l’agricoltura nasce nell’uomo il senso della proprietà, base essenziale per
l’accumulo, prima di cibo, poi di beni di consumo.
Con differenze temporali importanti tra zone diverse della terra, circa
undicimila anni fa, è stato seminato il germe di una organizzazione sociale che
migliaia di anni dopo porterà all’esplosione demografica e al capitalismo.
Gli allevatori/agricoltori, all’inizio lentamente, poi con un’accelerazione
insostenibile nell’ultimo millennio, hanno modificato il pianeta alterando
equilibri ambientali vecchi di miliardi di anni.
Loro sono i mutanti!
Come sarebbe la terra, oggi, se nello scontro epico tra società tribale di
cacciatori e la società dei contadini avessero vinto i primi?
Che strano, la storiografia ufficiale non parla dello scontro più importante della
storia dell’umanità…lo inquadra come un processo evolutivo, un passaggio
naturale quasi incruento da un tipo di organizzazione sociale ad un altro!
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Il sangue dei vinti si è mescolato mille volte con quello dei vincitori, ma
riaffiora, oggi, nel nostro istinto di cacciatori, nella nostra sete di avventura. Vi
ricordo che la spinta alla colonizzazione di territori, ancora sconosciuti, trova le
sue radici nell’attività della caccia, nell’esigenza di scoprire zone vergini ricche
di selvaggina.
Nota personale
Anche io nel ’68 sono stato sconfitto, è stata battuta la mia ideologia.
Ho abbandonato la terra del Nord per le mie Chatham.
Sono regredito socialmente a pescatore, ho abbandonato una vita ”comoda”
forse per seguire un ancestrale richiamo.
Le condizioni materiali nella terra del Nord erano più favorevoli, eppure ho
preferito la lotta di una vita umile.
Tutto ciò deve far riflettere sui limiti del materialismo storico!.....
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