n. 01 - Chi siamo - Presentazione

Questi brani sono il frutto di una ricerca personale sulle radici della nostra passione per la caccia subacquea.

Chi siamo, dove nascono le nostre inclinazioni?

Un filo sottile lega le nostre vite all’identico amore per il mare e per la caccia.

E’ solo casuale o nel nostro genoma è scritto un codice che determina i nostri gusti e le nostre tendenze?

E’ un divertimento o rispondiamo ad un irresistibile richiamo?

Mio padre era un pioniere della pesca subacquea, mio nonno un collaudatore di sommergibili entrambi gente di mare, ma il padre, del padre, del padre…?

“LUI è sopravvissuto perché era un grande cacciatore, aveva sempre molto cibo per sfamare se, le sue mogli e i figli. Sapeva se era tempo di spostare il campo quando la selvaggina era scarsa. Costruiva con le sue mani gli attrezzi per la caccia.

Il frutto del suo seme si è sparso numeroso nelle terre circostanti: negli occhi d’ogni figlio la stessa luce, la stessa intelligenza!”

 

Una verità storica che raramente si legge sui libri di scuola è che i popoli industrializzati, padroni della tecnologia, hanno acculturato o sterminato tutti gli altri popoli, appiattendo le diversità che migliaia d’anni fa caratterizzavano le varie etnie.

La tendenza attuale è di un’unica cultura, un’unica organizzazione sociale che domini il pianeta. Ci arricchiamo di benessere, di beni di consumo, la nostra vita è più lunga, ma siamo più poveri nella diversità, nella varietà del “modus vivendi”.

Oggi, anche l’eschimese sogna un televisore più grande!

I cacciatori / raccoglitori, perfettamente in equilibrio con l’ambiente naturale, in religiosa armonia con il pianeta, sono stati accuratamente sterminati, dagli allevatori / agricoltori, in un processo iniziato approssimativamente 10.000 anni fa. La loro spiritualità si è persa ed è stata dimenticata.

Gli aborigeni australiani, vissuti per 40.000 anni di caccia e dei frutti della terra usando strumenti primitivi, hanno lasciato intatto il loro ambiente.

Gli immigrati occidentali, in poco tempo hanno costruito una società industriale che, rapidamente, sta cambiando tutti i biotopi australiani.

Nella società occidentale, paradossalmente, il cacciatore/raccoglitore, oggi, è considerato un elemento di squilibrio nell’ecosistema e bandito dalle cosiddette aree protette.

Nel Mediterraneo, il pescatore che pratichi la pesca industriale (varietà di allevatore / agricoltore), può svolgere la sua attività nei parchi marini, mentre chi pesca per mangiare, come faceva il nomade nostro antenato, se ne trova escluso!

L’antico scontro, ha lasciato tracce profonde nell’inconscio dei dominatori del pianeta.

Viviamo “uno a contatto dell’altro” , apparentemente appartenenti allo stesso ceppo, ma intimamente “diversi”, geneticamente diversi!

Le pulsioni che agitano i nostri istinti di cacciatore sono come il magma del vulcano che dal profondo intimo del cervello limbico affiora ad evidenziare questa diversità.

Gli occidentali appartenenti alle società gerarchicamente strutturate nei grossi centri urbani degli allevatori / agricoltori hanno vissuto, per centinaia di generazioni, in città affollate dove la principale causa di morte era le malattie infettive di carattere epidemico (peste, vaiolo ecc.).

Solo i sopravvissuti alle epidemie hanno potuto trasmettere i propri geni alle generazioni successive selezionate, per lo più, sulla resistenza ai vari ceppi virali .

Le tribù di cacciatori/raccoglitori erano costituite da 20 /30 individui al massimo e la causa di morte era dovuta in prevalenza agli scontri di guerre tribali ed alla scarsità di cibo, mentre le malattie infettive erano alquanto rare. La selezione naturale, nelle società tribali, perciò, ha favorito i cacciatori più forti e più intelligenti.

Per milioni di anni ( durata del dominio delle società dei cacciatori) l’uomo ha ricevuto un miglioramento genetico qualitativamente importante da questo tipo di selezione.

Non si può dire che ciò sia accaduto e accada nelle società moderne. L’allungamento della vita dell’uomo contemporaneo è frutto di una maggiore resistenza agli agenti patogeni virali , acquisita per selezione naturale. Il bagaglio genetico dell’uomo moderno, però, tende progressivamente ad impoverirsi.

Questo declino è iniziato con la sconfitta totale delle società tribali dei cacciatori.

L’uomo del futuro sarà sempre più stupido?

Sembra lontano il tempo nel quale l’uomo doveva cacciare per sopravvivere.

Agli occhi di molti contemporanei la caccia appare ormai un passatempo crudele e perverso.

Uccidere un animale selvatico se è un altro animale a farlo è lotta per la sopravvivenza ma se lo fa un uomo è una attività barbara e deprecabile.

C’è una qual difficoltà a considerare l’uomo un animale un po’ diverso dagli altri, migliaia di anni di pensiero religioso ci hanno avvicinato all’Essere supremo svuotando la nostra natura di quel contenuto ferino che traspare sempre nelle nostre azioni ma che si tace, si ignora, come si finge di non sentire un peto sfuggito a tavola.

La cultura occidentale ormai disdegna cibarsi del selvatico.

Ci sono già i “sottoanimali” allevati allo scopo.

La campagna di tutela degli animali selvatici, soprattutto delle specie in via di estinzione occupa sistematicamente i mass media, dimentica però che più del 95 % delle specie apparse sulla Terra si sono già estinte e le restanti sono destinate ad estinguersi come la specie umana ed è solo un gioco macabro tenerle in vita più a lungo dopo aver sottratto il loro habitat e pianificato quali animali devono aver maggior successo in funzione delle nostre esigenze alimentari.

E’ una forma di ipocrisia che mi stordisce sempre come gli inviti ad aiutare i bambini che muoino di fame… non è più coerente una campagna per la limitazione delle nascite? Non è più coerente organizzare una vita degna e decorosa per ogni essere umano dove un figlio è una scelta, non un dono di Dio…

Il nostro delirio di onnipotenza ci spinge a decidere quali animali devono sopravvivere , ci piace prendere il posto della Selezione naturale, ci piace stravolgere le regole della natura, vivere alle falde di un vulcano attivo, costruire case sulla faglia tettonica, negli invasi dei fiumi naturali , siamo animali pensanti dalle mille contraddizioni cui piacciono le favole, piace sfuggire dalla realtà , trovarne una virtuale perché non accettiamo di essere quali siamo: animali potenti e capricciosi, perenni immaturi.